Primi passi
La ricerca genealogica nella Svizzera italiana
Cesare Santi
La genealogia è una disciplina che studia l'origine e la discendenza delle famiglie e stirpi. A molte persone interessa conoscere chi furono gli antenati, dove vissero, cosa fecero, risalire in altre parole alle proprie radici (Absconditam quaero radicem – Cerco la radice nascosta) e stabilire la propria identità che, in un mondo sempre più globalizzato e livellato che ci sta trasformando tutti in semplici numeri, senza alcun aggancio al passato, va estinguendosi.
Le registrazioni delle nascite, matrimoni e morti fino alla seconda metà dell'Ottocento furono prerogativa della chiesa, se si eccettuano registrazioni laiche anteriori avvenute in alcune città come Siena, Firenze, ecc. Il Concilio di Trento, terminato nel dicembre 1563, rese obbligatoria alle parrocchie la tenuta dei registri dei battesimi; all'inizio del Seicento, con Bolle pontificie, si sancì anche l'obbligatorietà della tenuta da parte dei parroci dei registri dei matrimoni e dei defunti. Ovviamente non è che dopo il 1563 i curati si misero di buzzo buono a fare le iscrizioni dei battesimi; la cosa variò da parrocchia a parrocchia. Nel Canton Ticino ci sono delle parrocchie che cominciarono subito (Balerna, Morbio Inferiore, Novazzano), altre un po' più tardi (Vira Gambarogno 1580, Chiasso 1616, Bellinzona 1629) Nel Moesano i più antichi registri conservati sono quelli di Santa Maria in Calanca dal 1598 e di San Vittore dal 1559; seguirono poi altre parrocchie come Soazza nel 1631 per arrivare a Mesocco, dove il più vecchio registro conservato comincia nel 1701. Nella diocesi di Basilea ci sono delle parrocchie con registrazioni già a partire dalla fine del Quattrocento. Ma anche nelle regioni svizzere di fede protestante già nel Cinquecento si cominciò con le registrazioni anagrafiche tenute dai pastori riformati.
Durante l'ancien régime, cioè fino al termine del Settecento, di genealogie vere e proprie ne furono fatte parecchie, ma solo per famiglie nobili o di grande rilevanza nel contesto storico. Per esempio io ho rintracciato negli archivi la genealogia della nobile famiglia dei de Sacco del castello di Mesocco, che ebbe la Signorìa di Mesolcina per almeno cinquecento anni fino al 1480 e detto albero genealogico comincia nel 1272, ma poi con altri documenti si può andare indietro sino all'anno 1100. Poi nell'Ottocento la cosa si diffuse anche a molti casati del popolo, specialmente a quelli della borghesia benestante. Ma fu solo nei primi decenni del Novecento che ci si accinse a fare e a studiare delle genealogie in modo sistematico. La Società Svizzera di Studi Genealogici fu fondata solo nel 1934 e conta oggi circa 500 membri. Nel maggio del 1997 a Locarno venne fondata la nostra Società Genealogica della Svizzera Italiana, che annovera oggi circa 200 soci, mentre nell'aprile del 1999 venne fondata a Coira la consorella Rätische Vereinigung für Familienforschung che annovera attualmente un centinaio di soci.
Fare della ricerca genealogica è assai simile in tutto il nostro mondo occidentale europeo, con delle differenze oggigiorno dovute solo a questioni di singole legislazioni e burocrazie.
Lo Stato civile laico
Le registrazioni dello stato civile laico furono introdotte in Svizzera con la Legge federale del 24.12.1874 e, dal 1876, tutti i comuni svizzeri furono obbligati ad avere un proprio Ufficio di stato civile. Va da sé che quando si cominciò a tenere la registrazione laica si iscrivettero tutti i viventi, per cui le registrazioni vanno indietro fino agli ultimi anni del Settecento. Nel Canton Grigioni, per legge, i vecchi registri anagrafici parrocchiali dovettero essere consegnati agli Uffici comunali di stato civile. Nel Canton Ticino detti registri rimasero invece (e lo sono tuttora) presso le rispettive parrocchie. Si noti che nel Canton Ticino alcune registrazioni anagrafiche laiche cominciarono già intorno al 1855.
Ora, per disposizione federale, recentemente tutto il sistema di Stato civile svizzero viene fatto col progetto informatico Infostar; sono stati aboliti gli uffici di Stato civile comunali e si sono creati degli uffici di Stato civile per distretto. Detti uffici distrettuali o circondariali sono in funzione nel Grigioni dal 1° maggio 2003, mentre nel Ticino lo sono dal 1° giugno 2004. In questi uffici sono stati portati tutti i registri laici dello Stato civile che prima erano presso i comuni e nel Grigioni i vecchi registri parrocchiali sono stati in buona parte conservati presso gli archivi comunali. In Svizzera, fino al famoso scandalo delle schedature, la consultazione dei registri anagrafici laici e parrocchiali era libera ed accessibile a tutti gli interessati. Poi ci fu la nota Legge federale sulla protezione dei dati e le cose per il ricercatore si complicarono, grazie anche a molti cavilli burocratici. Attualmente nel Ticino per poter consultare i registri conservati presso gli uffici di Stato civile distrettuali è necessario ottenere un'autorizzazione scritta dall'Ufficio di vigilanza sullo stato civile a Bellinzona, mentre nel Grigioni la stessa autorizzazione viene rilasciata dall'Ufficio per questioni di polizia e di diritto civile dei Grigioni a Coira. Questi uffici, dopo aver esaminato le motivazioni della richiesta, accordano a determinate e chiare condizioni e dietro pagamento di una tassa (nel Grigioni di CHF 50.-- per la consultazione; nel Ticino di ben CHF 100.-- per ogni ora di consultazione !), oppure la negano.
Va però detto, a consolazione dei non amanti degli inghippi burocratici, che presso l'Archivio di Stato dei Grigioni a Coira ci sono i microfilm di tutti i registri parrocchiali del Cantone ed inoltre copia delle registrazioni laiche a partire dal 1876. Nel Ticino invece ci sono i microfilm di tutti i registri parrocchiali della diocesi presso l'Archivio vescovile di Lugano. Naturalmente in questi Archivi si possono consultare i registri oppure se ne può ottenere, a pagamento, la fotocopia.
Il progetto Infostar in vigore, che ha abolito tutte le registrazioni manuali nei registri, presenta dei vantaggi, ma anche notevoli difficoltà nel reperire i dati che prima si potevano rilevare dai registri manoscritti. Infatti nella memoria del computer ci sono solo i dati (nati, matrimoni, morti) attuali e ivi immessi dagli addetti: tutti gli altri dati bisogna ancora ricercarli nei vecchi registri. Risulta quindi evidente che oggi per fare una seria ricerca genealogica si devono consultare i vecchi registri parrocchiali (presso gli archivi comunali nel Grigioni e presso le singole parrocchie nel Ticino), i registri laici presso l'ufficio distrettuale e, per i dati recenti, ivi far estrarre dal computer quanto occorre sapere.
I registri parrocchiali
Questi registri parrocchiali introdotti dalla Chiesa cattolica dal Concilio di Trento e da Bolle pontificie, dopo l'avvento della Riforma furono introdotti anche nell'ambito protestante, precisando che i protestanti in Svizzera furono molto assidui nella tenuta dei registri, spesso accordandosi con l'autorità comunale laica (come per esempio a Ginevra).
I registri dei battesimi (Liber baptizatorum) – Sono ovviamente scritti in latino e registrano i battezzati (la data del battesimo coincideva nella maggior parte dei casi con il giorno della nascita oppure col giorno seguente), il nome dei genitori, dei padrini, del sacerdote che amministrò il Sacramento e il prenome o prenomi imposti al neonato. In caso di battesimo eseguito in circostanze di grave pericolo di morte del nascituro o della puerpera, da persona cognita (per esempio dalla levatrice), talvolta anche prima dell'uscita dall'utero materno, ne è fatta menzione. La cerimonia battesimale in questo caso veniva poi effettuata dopo qualche tempo in chiesa. Anche i figli naturali, nati da donne nubili o vedove, venivano menzionati come tali.
Nel Medioevo i cosiddetti figli naturali erano una cosa normale: il padre dava il suo cognome o patronimico al neonato (come pure era cosa normale che buona parte dei preti avesse famiglia, cioè concubina e figli). Con l'avvento della Riforma e della Controriforma si strinsero i rubinetti relativi alla libertà sessuale. Le nascite al di fuori del matrimonio furono considerate un'infamia e di conseguenza si agì. E così ci furono i figli illegittimi, i figli portati di nascosto oltre i confini, a Como, a Milano, davanti alle porte di qualche casa o di quegli istituti che accoglievano i trovatelli e aumentarono in modo impressionante gli aborti e perfino gli infanticidi e le donne nubili o vedove gravide che si recavano altrove a partorire. Tutto questo per evitare quella che allora era un'infamia. Negli archivi sono conservati molti processi di donne nubili o vedove gravide e ciò poiché appena si costatava che una di esse fosse incinta, i giudici dovevano interrogarla onde impedire un'eventuale aborto o infanticidio.
Come detto, le iscrizioni nei registri parrocchiali erano fatte in latino e nella diocesi di Lugano si tralasciò il latino solo nel 1974 e si cominciò con la registrazione in italiano nel 1974. Però già nell'Ottocento qualche parroco, incurante dei disposti episcopali, le registrazioni le fece in italiano.
I libri dei matrimoni (Liber matrimoniorum) – Vi sono indicati gli sposi, molto spesso con la menzione dei loro genitori, i testimoni, il sacerdote officiante e le pubblicazioni fatte in chiesa, nonché gli impedimenti di consanguineità e di affinità secondo il Codice di diritto canonico, eliminati grazie a dispense rilasciate dal Vicario foraneo, dal Vescovo della diocesi, dal nunzio apostolico a Lucerna o anche dal Vaticano. Non si dimentichi che detto Codice di diritto canonico esigeva la dispensa almeno fino al 4° grado di consanguineità e di affinità e pure per la cosiddetta parentela spirituale (per esempio tra padrino e figlioccia, tra fratellastro e sorellastra). Nei nostri archivi parrocchiali le dispense matrimoniali sono moltissime e, nella maggior parte dei casi, la motivazione era ob angustiam loci (per la ristrettezza del luogo), il che poi era un modo elegante per suggellare matrimoni di convenienza (che erano la maggioranza). Si riusciva ad ottenere mediante questi matrimoni, in gran parte combinati dai genitori, ciò che ora si ottiene con il raggruppamento fondiario. Nelle giustificazioni documentate per tre matrimoni tra zio paterno e nipote, inoltrate nell'Ottocento al Vaticano, si legge la motivazione senza cavilli: Siccome noi ci troviamo qui nell'Alta Mesolcina a diretto contatto con i riformati della Valdireno, a difesa della fede e della religione cattolica, abbiamo bisogno di conservare unita la nostra sostanza, ciò che favorirà anche il nostro decoro. Inutile dire che le tre dispense vennero accordate da Roma.
Sia nei libri dei battesimi, sia in quelli dei matrimoni, tra i padrini e madrine di battesimo e tra i testimoni di nozze si trovano non di rado parenti emigrati (a Vienna, a Praga, a Parigi, in Germania, in Francia e altrove), che poi si facevano rappresentare alla cerimonia dai parenti in loco. Questo poiché nella scelta dei padrini o dei testimoni si cercava sempre di trovare qualche parente o compaesano facoltoso che in parecchi casi era un emigrante che aveva fatto fortuna all'estero.
I libri dei defunti (Liber mortuorum) — Vi sono elencati i decessi avvenuti nella parrocchia, in molti casi con l'indicazione dell'età del defunto (annorum quinquaginta circiter, etc.), se la persona era morta ricevendo i Sacramenti previsti dalla Chiesa, dove e quando è stato seppellito, eventuali suoi titoli in vita, la sua attività e, talvolta, la causa della morte (caduto da un dirupo mentre andava a caccia, caduto da un castagno mentre stava bacchiando l'albero, morto annegato nel fiume, barbaramente ucciso dai soldati francesci, morto di peste, di vajolo, di colera, di dissenteria, di mal mazzucco cioè grippe, di morbo miserere ossia peritonite, ecc.). Per i defunti morti all'estero ci sono spesso le registrazioni nei libri dei morti del villaggio, ma solo quando i parenti facevano fare le esequie in loco (pagando) oppure quando la notizia giungeva al parroco per iscritto oppure portata da qualche compaesano che si trovava emigrante col defunto. In moltissimi casi i morti all'estero non figurano menzionati nel Liber mortuorum.
Una cosa da ritenere è che nei registri parrocchiali dei morti non sono iscritte tutte quelle persone (e sono molte centinaia) che furono condannate a morte per stregoneria o altri delitti criminali e che finirono i loro giorni arse sul rogo, decapitate o impiccate, oppure al bando perpetuo.
Elenco dei cresimati (Nomina confirmatorum) — Quando il vescovo veniva per la visita pastorale (di Como per parte del Ticino e per il Poschiavino; di Coira per la Mesolcina e Calanca oppure i vescovi ausiliari o l'arcivescovo di Milano per le zone ticinesi ambrosiane), magari a 25 anni dalla precedente, venivano cresimati tutti quelli che non lo furono prima. E qui si trovano dei cresimati che vanno dall'età di un anno fino a 70 anni. Queste Nomina confirmatorum ci servono per riassumere quanti erano ancora in vita dei battezzati, poiché spesso i neonati morti durante il parto o qualche giorno dopo non venivano registrati oppure lo furono in modo non chiaramente intelligibile (a dipendenza de prete o frate che fece l'iscrizione).
Gli Stati delle anime (Status animarum) — Era questo un censimento fatto dai parroci in determinate occasioni, normalmente prima della visita pastorale del vescovo, in cui si indicavano tutti i fedeli del villaggio, famiglia per famiglia, non di rado con le loro età e con la separazione anche con la zona o frazione del villaggio in cui abitavano. Vi erano evidenziati quelli già ammessi al Sacramento dell'Eucarestia, quelli che avevano già ricevuto la Cresima, ecc. In molto comuni ce ne sono parecchi di questi Status animarum, in altri nessuno. Si trattava di una statistica a scopo religioso che oggi ci serve ed è molto importante per la ricostruzione demografica del passato, poiché i primi censimenti laici da noi avvennero solo durante la Repubblica Elvetica (1798-1803) e poi in campo federale dal 1850 (con la paternità del Consigliere federale Stefano Franscini).
Metodologia della ricerca genealogica
Per ricostruire la genealogia di una famiglia è necessario dapprima fare i rilevamenti dai registri anagrafici parrocchiali e laici di tutti i battesimi (nascite), matrimoni e defunti del casato. Quindi con grande pazienza collocare questi dati a famiglia per famiglia del casato. Specialmente nei registri parrocchiali ci sono spesso delle lacune (dovute a periodi di vacanza della parrocchia oppure a dimenticanze dei parroci), talvolta con mancate registrazioni durante mesi o anni. Per questo è necessario ricorrere anche ad altre fonti che sono in particolare gli archivi pubblici (comunali, di Circolo, di Stato), ecclesiastici (parrocchiali, vescovili) e gli archivi privati, partendo sempre dalle carte conservate presso la propria famiglia (scritti, documenti e fotografie magari solo fino ai nonni). Nei citati archivi hanno particolarmente importanza per il completamento delle genealogie documenti come i testamenti, i verbali comunali, i registri delle taglie ossia delle imposte, gli arbitrati, le divisioni ereditarie, i protocolli delle imbreviature notarili (rogiti), i registri delle Confraternite, contratti, verbali di processi civili e penali, i libri mastri dei capifamiglia, lettere e altri manoscritti riguardanti l'attività del casato. A proposito dei Libri mastri di famiglia faccio notare che un tempo ogni capofamiglia aveva un suo libro mastro nel quale iscriveva il Dare e l'Avere non solo ma anche, per consuetudine, fatti importanti della famiglia come le nascite, matrimoni e morti. Inoltre, dopo aver fatto una prima ricostruzione a mano dei battesimi, matrimoni e defunti rilevati si può fare un confronto con gli stati delle anime presenti, quale controllo.
Un ausilio può anche esserci nelle fonti manoscritte pubblicate e qui penso in particolare al Codice diplomatico grigione (Bündner Urkundenbuch), 6 volumi pubblicati sinora, ai 5 volumi editi dall'Archivio di Stato grigione, tra cui le Urkundensammlungen im Staatsarchiv Graubünden e i Landesakten, nonché ai due volumi con le naturalizzazioni effettuate nel Canton Grigioni dall'anno 1801 al 1960 (Einbürgerungen 1801-1960). Per il Canton Ticino (Valli di Leventina, Blenio e Riviera) sono importanti tutti i fascicoli trimestrali pubblicati dal 1975 della rivista Materiali e documenti ticinesi e il Codice Diplomatico Ticinese di Luigi Brentani, edito in 5 volumi nel 1929- 1961 Nel Codice diplomatico grigione sono stati pubblicati tutti i documenti noti in patria e all'estero riguardanti il Grigioni, nella loro trascrizione integrale, annotata e commentata e ciò finora dal 390 d.C. fino al 1369, mentre nella rivista Materiali e documenti ticinesi e nel Codice Diplomatico Ticinese sono stati pubblicati nella loro trascrizione integrale tutti i documenti noti conservati negli archivi riguardanti Leventina, Blenio e Riviera e fino adesso circa fino al 1476 e nel Ticino dal Brentani. Inoltre le due riviste Bollettino Storico della Svizzera Italiana, fondato da Emilio Motta nel 1879 e l'Archivio Storico Ticinese fondato nel 1960 da Virgilio Gilardoni e anche l'Archivio Storico della Svizzera Italiana e la Rivista Storica Ticinese (queste due ultime non più pubblicate dal tempo della II Guerra mondiale).
Molto utili sono anche le opere di carattere generale, cominciando dal Dizionario storicobiografico della Svizzera, edito in tedesco e in francese nel 1921-1934, in 8 volumi, dove sono raccolte in sintesi le notizie di moltissime famiglie anche della Svizzera italiana; il manuale Genealogia di Lorenzo Caratti, edito da Hoepli nel 1969, i tre volumi con la Bibliografia genealogica svizzera di Mario von Moos, editi nel 1993 e 2003. Infine per la demografia, scienza che è strettamente annessa alla genealogia, e analogamente per l'araldica, cito Le fonti della demografia storica in Italia, due volumi editi a Roma nel 1971-1972 e i due volumi di Markus Mattmüller, Bevölkerungsgeschichte der Schweiz, editi a Basilea nel 1987 e l'Armoriale ticinese di Alfredo Lienhard-Riva, edito a Losanna nel 1945 e recentemente ristampato anastaticamente a Milano. Ma poi la bibliografia concernente la genealogia, demografia e araldica è vastissima e anche per la Svizzera italiana testi storici in generale o anche pubblicazioni riferentesi a singole famiglie sono moltissimi.
Nella mia esperienza di ricerca storico-genealogica, che dura ormai fin dal 1958, ho sempre trovato ottima accoglienza dai parroci che mi hanno concesso completa visione dei loro archivi parrocchiali (Chiasso, Balerna, Morbio Inferiore, Novazzano,Vacallo, Bruzella, Bellinzona, Vira Gambarogno, Giornico, tutte le parrocchie del Moesano) e dagli archivi laici (tutti quelli comunali del Moesano, nonché quelli di stato civile di Bellinzona, Piazzogna, quello circondariale di Mendrisio e quello di Stato a Coira). Avendo ricostruito la storia e la genealogia di oltre duecento famiglie, posso affermare che per fare una seria ricerca genealogica sono da osservare alcuni principi fondamentali: grande pazienza, una sagacia non comune, non lasciarsi scoraggiare da tutte le difficoltà che si incontrano e, soprattutto, un notevole dispendio di tempo.