Storia dell’emigrazione svizzera
Schelbert, Leo: /Historical Dictionary of Switzerland/. The Scarecrow Press, Inc., Lanham 2007; pp. 99-102. Pubblicato per gentile concessione dell’autore. Traduzione: Christian Balli.
Nelle regioni che formano la Svizzera attuale, le popolazioni si sono continuamente spostate sin dall’epoca del loro primo arrivo. Dopo la creazione dello Stato nel 1515, gli abitanti hanno cercato possibilità di occupazione e sistemazione all’estero. I confini tra spostamenti temporanei e permanenti, o tra quelli motivati dalla ricerca di lavoro o di nuove terre, sono sempre rimasti vaghi. A grandi linee possono essere suddivisi in migrazioni per motivi militari, di lavoro, di missione o di colonizzazione.
Nel periodo dal 1500 al 1850, tra 850'000 e un milione di Svizzeri hanno prestato servizio negli eserciti stranieri. Fino alle rivoluzioni americana e francese, il servizio militare era considerato un mestiere nella cultura occidentale e le truppe contavano spesso dei combattenti provenienti da ogni parte d’Europa. Le persone benestanti investivano il loro denaro nella formazione di compagnie o reggimenti, i cui servizi erano venduti al miglior offerente, che poteva essere il re di Francia o di Prussia o la Compagnia Olandese delle Indie Orientali. Giovani appartenenti all’alta società ottenevano, in qualità d’ufficiali, una valida esperienza fuori dalla loro patria. Una volta ritornati, potevano spesso occupare posizioni dirigenziali nell’ambito economico o politico. I cittadini erano arruolati dal capo d’una truppa ben determinata. Nel corso di più di 3 secoli e mezzo circa 660 unità svizzere, formate in gran parte da giovani connazionali, hanno prestato servizio nelle armate di Francia, Olanda, Gran Bretagna, Stato Pontificio o di altre nazioni sparse su tutti i continenti. Questi servizi si sono intensificati quando le principali potenze europee hanno combattuto non solo per raggiungere l’egemonia continentale, ma anche per assoggettare popoli in Africa, in Asia, nell’emisfero occidentale e in Australia, allo scopo di creare imprese coloniali. Nell’America del Nord, in Australia e in Nuova Zelanda gli invasori europei ed i loro discendenti hanno combattuto, per circa 300 anni, delle guerre d’usura allo scopo di sostituire le popolazioni indigene con quelle d’origine europea.
A quelle guerre, durante le quali giovani svizzeri servirono varie potenze, erano strettamente legate le attività di mercanti, commercianti e missionari svizzeri. In Europa, l’apprendistato d’una parte degli artigiani terminava con la ricerca d’un impiego temporaneo all’estero. Inoltre, in varie città d’Europa, certe attività erano monopolizzate da specialisti svizzeri: come a Vienna o all’Aia il mestiere di spazzacamino o a Venezia quello di pasticciere. In quelle località, lo scambio generazionale era assicurato da giovani della stessa origine. Tra il 16° ed il 18° secolo, gruppi di costruttori provenienti dalle valli ticinesi, composti da architetti, muratori, scalpellini e carpentieri hanno percorso tutta l’Europa dalla Spagna alla Russia per costruire chiese e palazzi.
Nelle regioni d’oltremare, numerosi Svizzeri hanno lavorato come missionari cristiani al servizio non solo della loro religione, ma anche delle potenze coloniali. Gesuiti, Cappuccini, Benedettini, come pure donne e uomini d’altri ordini cattolici, svolsero la loro attività missionaria nell’emisfero occidentale (Nuova Spagna e Messico), nell’Africa orientale e occidentale, in India, Cina e Giappone. Nel 1815 fu fondata la Missione Basilese che, in qualità d’organizzazione generale protestante, mandò nelle colonie dei missionari tedeschi e svizzeri, mentre altri tentavano di convertire gli Armeni e i Tartari. La ”Mission Suisse Romande”, fondata nel 1883 da diversi gruppi missionari della Svizzera francese, mandò pure dei missionari oltreoceano. In quell’anno erano attive oltreoceano circa 90 persone di quella Missione, rispetto alle 73 della Missione Basilese e alle 86 della Missione Parigina. Nel 1929, il totale dei protestanti svizzeri in missione all’estero era di circa 350. Una nuova istituzione di missionari cattolici svizzeri fu fondata nel 1921; intorno al 1960 vi erano circa 150 missionari attivi nella Rodesia del Sud (oggi Zimbabwe), nella provincia giapponese d’Iwateken e in Colombia.
Come per l’emigrazione dovuta ad attività militari, mercantili e religiose, diversi flussi migratori svizzeri furono legati ad altre attività europee all’estero ma, sul continente, solo pochi villaggi furono fondati su invito delle autorità locali. Nel 1683, 200 famiglie circa si trasferirono nella Marca di Brandeburgo, nel 1709 circa 750 famiglie nella Prussia Orientale e, sul finire degli anni 60 dello stesso secolo, circa 300 famiglie partirono per la Sierra Morena in Spagna. Tra il 1650 ed il 1917, si stima a 45'000 il numero di Svizzeri che emigrarono in Russia, una parte verso centri urbani come San Pietroburgo e Mosca, altri come contadini, mercanti o formaggiai nella regione del Volga o in Crimea. Tra il 1917 ed il 1921, circa 6'000 dei loro discendenti fecero ritorno in patria. In Egitto mercanti, banchieri e tecnici svizzeri svolsero le loro attività ad Alessandria, al Cairo e a Porto Said. Inoltre, verso il 1865, circa 300 Svizzeri vivevano nell’Africa Settentrionale Francese, numero che passò a 7'000 tra il 1887 ed il 1938. Circa 1'200 Svizzeri erano attivi nell’Africa del Sud e circa un migliaio in altre regioni africane. L’emisfero occidentale, ed in particolare l’America del Nord, attirò circa un mezzo milione d’emigranti svizzeri tra il 1700 ed il 1914. Nel 1871 vivevano in Canada circa 3'000 Svizzeri e, nel 1991, 73'310 persone discendevano almeno in parte da Svizzeri (23'610 dei quali erano esclusivamente d’origine svizzera). Nel corso del 18° secolo, circa 20'000 Svizzeri si stabilirono nelle regioni facenti oggi parte degli Stati Uniti e, tra il 1820 ed il 1914, ne seguirono probabilmente altri 400'000. Nel 1818, circa 2'000 emigranti svizzeri fondavano in Brasile Nova Friburgo. Circa 40'000 partirono tra il 1850 ed il 1928 verso l’Argentina, altri 3'000 verso il Cile. Si stima a circa 2'500 il numero di Svizzeri che, nel 1891, si erano stabiliti in Australia e a 700 quelli che nel 1916 risiedevano in Nuova Zelanda.
Dopo il 1950, l’emigrazione svizzera fu legata ad un intenso scambio dovuto alla globalizzazione, specialmente delle grandi imprese. Alla fine del 2005, più di 634'216 cittadini svizzeri erano registrati nei consolati svizzeri all’estero: 383'548 (60,5 %) risiedevano in paesi dell’Unione Europea (UE) e 163'122 nell’emisfero occidentale, di cui 71'773 negli Stati Uniti. Questi Svizzeri dell’estero sono divenuti una parte importante della comunità elvetica, perché non solo partecipano alla salvaguardia degli interessi svizzeri all’estero, ma anche alle votazioni ed alle elezioni nel paese d’origine.
Nato nel 1929, Leo Schelbert è stato inizialmente insegnante di liceo, prima di studiare storia americana a Nuova York, con immigrazione come materia principale. Nel 1966 ha conseguito il dottorato all’università di Colombia e, tra il 1963 ed il 1969, ha insegnato all’università Rutgers di Newark nel New Jersey. Poi, dopo 2 anni di ricerche in Svizzera, ha insegnato dal 1971 al 2003 all’università dell’Illinois di Chicago. È autore ed editore di parecchi libri e numerosi articoli. Vive con la sua famiglia a Evanston nell’Illinois.